I dodici comuni

Calimera

Calimera, (da kalì emera, “bel giorno” o, più probabilmente da kalòs meros, “buon posto” per coltivare il terreno) sorto come casale aperto medievale lungo la via Traiana Calabra, mostra, nel sito tardoantico e medievale di san Biagio poco distante dall’attuale centro abitato, la chiesa semi-ipogea, tombe, edicole votive, grotte, tracciati viari.

A circa un chilometro dal sito di S. Biagio, nella cappella rurale di San Vito, una roccia forata richiama il rito pagano propiziatorio di fertilità e benessere. L’attraversamento del foro avviene nel lunedì di Pasqua (“rinascita” per i Cristiani).

Antiche case a corte spesso impreziosite da epigrafi in greco, latino ed italiano qualificano le quinte stradali del centro storico di Calimera; è notevole la Cappella del Crocifisso, affrescata e con un prezioso Crocifisso ligneo seicentesco.

Sopravvive il frantoio ipogeo Rescio, unico su quattordici. Un altro frantoio, venuto alla luce nel 2007, è stato colmato dal Comune con il rinvio del recupero a tempi migliori!

La grecità del paese è presente in epigrafi greche, nel Cimitero tardo-bizantino, nell’affresco della Madonna di Costantinopoli, nella Cappella della Theotokos (per i latini, della Madonna di Leuca), è ricordata nella stele attica del IV sec. a.C. donata da Atene a Calimera nel 1960, oltre che nelle tipologie abitative e soprattutto nella lingua grika.

La Casa-museo della Civiltà Contadina e della Cultura Grika è punto di incontro con la cultura materiale e immateriale dell’area ellenofona e con una vasta produzione letteraria.

Carpignano Salentino

Lungo il percorso dell’antica via Traiana Calabra si incontra Carpignano Salentino. Al limite del centro antico si trova la cripta di Santa Cristina, al cui interno sono conservati gli affreschi bizantini datati più antichi del Salento, realizzati da Teofilatto e dai suoi allievi (X secolo).

Di recente sono venuti alla luce un frantoio ipogeo e, nel centro antico, parecchie tombe, tratti del fossato e delle strutture ipogee che il Comune ha recuperato. Ma Carpignano sta restituendo anche testimonianze di insediamenti preistorici, a dimostrazione della rilevanza strategica del sito. Presso il nuovo museo archeologico comunale si può osservare la ricostruzione fedele di una tomba neolitica a grotticella, rinvenuta nel 2001. L’importanza del casale è rivelata dalla torre colombaia edificata dagli Orsini del Balzo e dall’imponente Palazzo Ghezzi, edificio barocco ricco di decorazioni. A poca distanza da Carpignano, si può visitare l’antico casale medievale di S. Marina di Stigliano.

A Serrano, frazione di Carpignano, si assegna ogni anno, a partire dal 1997, il premio letterario L’olio della Poesia, costituito da un rilevante quantitativo di olio extra vergine di oliva del Salento.

Castrignano dei Greci

Il centro antico, casale aperto organizzato un tempo in nuclei abitati attorno a chiesette o a vicoli, mostra una toponomastica di impronta greca: Varrata (barrata), Alogna (le aie), Farì (cavallo). La cripta bizantina di S. Onofrio reca una data incisa al suo interno, IbgZ (1237) riferita alla ristrutturazione di un edificio del VI sec. d.C. Durante lavori di restauro sono state scoperte, davanti alla cripta, svariate decine di fosse frumentarie.

Il castello baronale, recentemente restaurato e riutilizzato come contenitore culturale, è di origine medievale (citato in documenti angioini), ma ha subìto notevoli modifiche, soprattutto da parte della famiglia Gualtieri, il cui stemma è sul portale dell’ingresso. In un’ala del castello è stato allestito il museo del ricamo, forma di artigianato tipica di Castrignano. La Parrocchiale conserva alcune tele di Saverio Altamura, del 1892. E’ molto interessante il parco delle pozzelle, ingegnoso sistema di raccolta e di mineralizzazione delle acque piovane.

Corigliano d'Otranto

Corigliano d’Otranto ha probabili origini romane, come fa supporre l’uso dell’actus come unità di misura ed alcuni ritrovamenti effettuati nel castello.

L’impulso allo sviluppo fu dato, nel IX secolo, dal vicino cenobio basiliano di S. Giorgio, centro di cultura bizantina dove furono copiati tanti codici.

Il centro storico, ricco di case a corte e mignani, è impreziosito da ricchi portali. Nella Parrocchiale, un mosaico del 1800 riprende lo schema di quello della Cattedrale di Otranto. L’Arco Lucchetti è un merletto della fine del 1400 scolpito nella pietra, carico di simboli religiosi ed esoterici. Palazzo Comi, del 1700, abbellisce piazza S. Nicola. La Kauporta (“portabassa”, a sud) definisce il limite del borgo antico. Contiguo alla porta, è il trecentesco Castello De’ Monti, profondamente ristrutturato 1500 ed ornato di statue in pietra. Oggi ospita il Museo multimediale della Grecìa Salentina. Vari ambienti e una terrazza del castello sono utilizzati per attività culturali e ricreative. 

Cutrofiano

Cutrofiano, uno dei tredici paesi dove nell’Ottocento ancora si parlava il griko, è sorto come casale aperto, ma oggi dell’insediamento medievale rimane solo qualche termine nella toponomastica ed alcuni tratti di mura. La strada più importante attraversava il centro da nord a sud. Nei pressi della porta Nord si incontrava, nel XVI secolo, il nucleo delle botteghe ceramiche. La tradizione dell’artigianato figulo è ancora oggi ben presente nel paese. La struttura architettonica più rilevante è il Palazzo ducale Filomarini o Palazzo della Principessa.

Merita una visita il Museo della Ceramica che accoglie, oltre i manufatti artigianali, parecchi reperti archeologici. Attorno al paese, tra vigneti e oliveti, si possono visitare il Parco dei fossili e le cave di estrazione del tufo (le tajate), ormai in disuso.

Martano

Il più popoloso centro della Grecìa Salentina, Martano, sarebbe stato fondato dal centurione Martius, con la romanizzazione del Salento, nel 267 a.C.. Un casale vicino a Martano, Apigliano, creduto medievale, ha rivelato, a seguito di campagne di scavo, un’origine bizantina e la presenza di una villa rustica romana. Il centro fortificato di Martano, la terra, ha forma ellittica e impianto medievale, è cinto da mura e dotato di torri di difesa.

Il castello è stato ristrutturato dopo la presa da parte dei turchi. Palazzi nobiliari e della ricca borghesia impreziosiscono il paese. Ma non è da meno l’edilizia “povera”, che a Martano è ricca di case a corte, soprattutto in via Catumerea (dal griko “la parte bassa”), via Costantino, via Zaca. Interessanti sono la chiesa Matrice dedicata all’Assunta, la seicentesca chiesa dell’Immacolata, ricca di tele, la chiesa e l’ex convento dei Domenicani, sede del Municipio ed il monastero cistercense di S. Maria della Consolazione.

Martignano

Martignano ha avuto probabili origini bizantine (era la Martignano Graecorum). Nel paese, posto sulla strada che collegava Roca a Gallipoli, in epoca medievale era attivo uno scriptorium, dipendente da San Nicola di Casole. Tra i feudatari che hanno posseduto il casale, hanno avuto rilevanza i Palmieri. Giuseppe Palmieri (1721-1793), riformatore illuminista del Regno di Napoli, si occupò di economia, agricoltura, arte della guerra.

La Parrocchiale conserva altari di G. Cino, una tela di O. Tiso ed un Crocifisso ligneo del 1400. In via Chiesa, si incontrano i palazzi Pasca, dal portale barocco, Volpe e la seicentesca Chiesa di San Giovanni Battista, affrescata.

Salento Griko gestisce, a Palazzo Palmieri, un Parco turistico culturale. Vicini, l’ex convento dei Minori Conventuali, la chiesa di San Francesco e la Conella (piccola icona).

Melpignano

Melpignano, centro importante nel XVI secolo, ospitava nuclei di baresi e napoletani dediti al commercio di prodotti in partenza ed arrivo da Otranto. Ciò ha favorito la formazione di una classe agiata e colta (Niccolò Majorano è stato Bibliotecario della Vaticana), ma ha accelerato la scomparsa del griko. Sono presenti nel paese ricche balconate, scenografici mignani, portali catalano-durazzeschi e barocchi.

Particolare interesse riveste piazza S. Giorgio, attorniata da portici, la Parrocchiale, il complesso conventuale degli Agostiniani, nei pressi del quale si svolge ad agosto il Concertone della Notte della Taranta. Il castello baronale, ricostruito nel Seicento e recentemente restaurato, ha un bel giardino d’impianto cinquecentesco; di fronte, un frantoio ipogeo e il settecentesco palazzetto Maggio.

Sogliano Cavour

Come spesso avviene per i luoghi e per i loro toponimi, Sogliano non ha origini certe. Ritrovamenti casuali nel suo territorio testimoniano la presenza messapica e poi romana. Testimonianza della presenza bizantina è l’effigie della Madonna del Riposo affrescata nella cripta della chiesa di Maria SS. Assunta, annessa al Convento. Per quanto riguarda la lingua greca, il suo uso è documentato fino al 1858. Quattro anni dopo, nel 1862, Vittorio Emanuele II, recependo le indicazioni del Consiglio Comunale di Sogliano, emana il Decreto (13/1/1862) con cui il nome del paese viene modificato in Sogliano Cavour in onore del grande Statista.

La Parrocchiale dedicata a San Lorenzo, protettore del paese, è dotata di un impianto di illuminazione esterno che ne valorizza il profilo architettonico.

Soleto

Soleto doveva alla posizione strategica la sua importanza già al tempo dei Messapi e poi in epoca bizantina e medievale, quando fu sede di contea. Il casale, munito di mura nel 1334, conserva una delle quattro porte d’accesso, porta S. Vito. Il centro storico ha una impronta rinascimentale, ma non è l’unica. Il sito messapico rivela pian piano i suoi tesori. Ha destato scalpore il ritrovamento di un orlo di vaso del V sec. A. C., con su incisa una “cartina” della parte terminale del Salento; è la Mappa di Soleto, ancora oggetto di discussioni ed indagini. Sono bizantini (o di scuola bizantina) un fonte battesimale in alabastro nella Matrice e la chiesa di S. Stefano, ricca di affreschi. Alla fine del 1300 si comincia a costruire la bellissima Guglia di Raimondello, testimone della potenza degli Orsini del Balzo. Del 1500 sono Palazzo Arcudi e Palazzo Blanco. Con Palazzo Gervasi si giunge al 1600, quando viene edificata la chiesa di S. Maria delle Grazie. Nel centro storico, si possono ammirare epigrafi greche e latine, case a corte, mignani, il sedile, un’antica farmacia dagli stipi in pietra finemente decorati.

Sternatia

Sternatia ha origini incerte: Plinio e Tolomeo parlano della città  messapica di Sturnium, e testimonianze archeologiche sono riferibili al II sec. a.C.. Sternatia, centro di copia dei manoscritti greci, fu cinta da mura nel 1300.

Chora per antonomasia, è il centro della Grecìa con più alta percentuale di parlanti griko e grika è in parte la toponomastica (le vie Apàno e Platea, Madonna dei Faraùli, porta Filìa). Le cripte di S. Sebastiano, restaurata di recente, e S. Pietro testimoniano il periodo bizantino. Da segnalare, l’ex convento dei Domenicani, oggi sede del Municipio, porta Filìa, il campanile della Parrocchiale che ricorda quello del Duomo di Lecce, palazzo Granafei con le fosse frumentarie nell’area antistante e soprattutto il frantoio ipogeo; piccoli cortili (avleddhe) impreziosiscono il centro storico.

Zollino

Zollino, piccolo centro griko, non offre elementi certi sulla sua origine. Abitata da sempre, come testimoniano i monumenti megalitici presenti sul suo territorio, mostra i primi segni della sua esistenza in epoca bizantina. Per alcuni secoli Zollino è vissuta assieme al casale di Apigliano, da cui forse sono provenuti in parte gli abitanti.

Era di Zollino Sergio Stiso, grande umanista, maestro di lettere greche, vissuto a cavallo del 1500, che riuscì, durante l’assedio turco ad Otranto del 1480, a mettere in salvo tanti codici greci custoditi a S. Nicola di Casole.

Da vedere i due menhir, il largo pozzelle, con i nomi greci dei pozzi (Lipuneddha, Scordàri, Pila, Ascilà, Marmaregno), le pozzelle della masseria Gloria, la Matrice sormontata da un bellissimo gruppo scultoreo, Palazzo Raho, restaurato di recente, oggi contenitore culturale.

In agricoltura, di Zollino sono rinomati i legumi tipici come le fave e i piselli nani.